cosa succede tra abaco e zuzzurellone? aba-zuz lo sa o forse solo se lo immagina? e comunque te lo dice un po' alla volta.
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martedì 29 giugno 2010

QUELLO CHE LA SCIENZA NON SA

Ma il vero mistero, il problema rimasto – malgrado gli sforzi di numerose equipe di studiosi sparse in tutto il pianeta – sino ad ora insoluto, il Santo Graal degli studi pinocchieschi, la scoperta che può garantire al proprio artefice fama imperitura e i più alti riconoscimenti è: di che legno è fatto Pinocchio? faggio o noce? acero o abete? ebano? quercia? ciliegio? Inutile dire che la bibliografia dedicata all’argomento è sterminata, studiosi di tutte le discipline (storici, botanici, filologi, ingegneri, letterati, chimici) hanno tentato in numerose ricerce di venire a capo del mistero; nel 1972 è stata interrogata, con grande pubblicità nei rotocalchi e ovviamente senza risultati degni di nota, persino la celebre maga e sensitiva Nicoletta Paciaroni detta Roberto. A questa domanda nessuno ha saputo ancora dare risposta, probabilmente nemmeno lo stesso Collodi era in grado di risolvere la capitale questione (e forse non è un caso che nelle pagine del suo libro massimo su questo tema egli non si pronunci).

Nda: su questo argomento nemmeno gli autori della presente ricerca sono in grado di pronunciarsi con attendibilità. Un fatto però crediamo sia giusto porre all’attenzione dei lettori: nessuno, sino ad ora, ha avanzato l’ipotesi (che non ci sentiamo di scartare aprioristicamente) che il materiale di cui è fatto Pinocchio non sia di questo pianeta ma che sia giunto sulla Terra come meteora e che sia quindi di origine extraterrestre, oppure che sia della materia di cui sono fatti i sogni.

Estratto da Pinocchio e la Verità della Scienza di Ingeborg Tänte & Gonçalo Ramone

giovedì 24 giugno 2010

VENGHINO SIORRI VENGHINO

L’arte dei burattini ha avuto nel XIX secolo il suo momento di massimo splendore: gli spettacoli viaggianti percorrevano la penisola offrendo al pubblico meraviglie e prodigi; in quell’epoca d’oro grandi compagnie lasciavano segni indelebili nella fantasia e nella memoria di generazioni d’incantati spettatori.
Mangiafoco fu senz’altro tra i maggiori artisti del suo periodo; con il suo Gran Teatro dei Burattini ha contribuito a traghettare verso la modernità l’arte delle marionette, innovandone stile e contenuti che, fino ad allora, erano ancora sostanzialmente barocchi.

Nonostante l’indiscusso rilievo storico del Mangiafoco i documenti visivi del suo Gran Teatro sono rarissimi; il dagherrotipo qui riprodotto è l’unica concreta testimonianza giunta sino a noi della sua favolosa esistenza.

Estratto da Pinocchio e la Verità della Scienza di Ingeborg Tänte & Gonçalo Ramone

lunedì 24 maggio 2010

IL TONNO FILOSOFO ERACLITEO

L’incontro con il Tonno Filosofo è un momento essenziale non soltanto nelle drammatiche vicende del burattino ma anche per la storia del pensiero occidentale. Nelle poche incisive, aforistiche affermazioni del Tonno si rintracciano senza dubbio motivi derivanti dal pensiero di Eraclito in cui si esplicita la differenza tra gli uomini comuni, i dormienti – in questo caso l’ingoiato burattino – e i sapienti filosofi, gli svegli, quelle persone che sanno andare oltre le apparenze e cogliere il senso intrinseco delle cose. Il pensiero del Tonno-eracliteo è aristocratico in quanto definisce gli uomini superficiali, o di superficie, poiché tendono a dormire in un sonno mentale profondo che non permette loro di comprendere le leggi autentiche del mondo-balena che li inghiotte. Altra chiave importante per cercare di avvicinarsi il più possibile al pensiero filosofico del Tonno-eracliteo è senza dubbio la teoria del divenire. Tutto il mondo viene considerato come un enorme flusso digerente nel quale nessuna cosa è mai la stessa poiché tutto si trasforma in una continua evoluzione intestinale. Per questi motivi, il Tonno-eracliteo identifica la forma dell’Essere nel Digerire, dacché ogni cosa è soggetta al tempo e alla sua relativa trasformazione: per Eraclito, come per il Tonno Filosofo, tutto scorre: panta rei.

Estratto da Pinocchio e la Verità della Scienza di Ingeborg Tänte & Gonçalo Ramone

giovedì 13 maggio 2010

EI FU (siccome è morto)


Pomponio Facco era un uomo di natura eccezionale, non solo per l'ingegno e l'ardita intraprendenza ma anche per la particolarità di russare in maniera davvero prodigiosa: questo ovviamente era estremamente sgradevole per la sua amata consorte Eufrosina Ceppi Baldanzi (in Facco).
Pomponio amava di un amore tenero e incondizionato la sua Eufrosina donde soffriva moltissimo per via di questo suo non lieve problema che andava a turbare le loro notti insieme.
A nulla erano valsi i numerosi tentativi compiuti con i più svariati rimedi naturali (decotto di fiori azzurri, corona d'aglio, supposta di cedrone, impacco di fegato frollato e verza, sulfurismo di cotogno e finanche sanguisughe genitali) per smorzare il frastuono notturno che impediva di fatto alla provata Eufrosina di dormire.
Taciturno e solitario ma generoso quanto pieno di idee futuristiche e nuovi progetti, Pomponio s'inventò allora un ardito congegno in grado isolarlo acusticamente. La stupefacente creazione una volta terminata fu orgogliosamente battezzata dal suo artefice Pneumo Guanciale.
Trattavasi di un casco da palombaro in ghisa del peso approssimativo di 93 chilogrammi opportunamente modificato che veniva adagiato sul letto in sostituzione del cuscino. Il Pneumo Guanciale era capace di isolare la testa del dormiente come se posta in un'ampolla, le guarnizioni ottenute da cotica di porco assicuravano una perfetta tenuta sonora mentre una presa d'aria posta sulla sommità garantiva una costante ossigenazione senza perdita di efficienza, grazie a una innovativa membrana di budello equino in grado di filtrare l'incessante russamento.
La sera del collaudo Pomponio poteva ben dirsi fiero di sé; coricatosi come d'abitudine di buon'ora con la sua Eufrosina (e dopo aver espletato i doveri coniugali) infilò baldanzoso la testa nel suo luccicante Pneumo Guanciale; la sposa, opportunamente istruita, allacciò fiduciosa le guarnizioni di cotica suina, suo era anche il compito di sciogliere le cinghie al risveglio e liberare la testa del dormiente.
Purtroppo il Pneumo Guanciale si rivelò un invitante giaciglio anche per il signor Eustachio, il gatto di casa. Forse attirato dal costante, silenzioso alito tiepido che filtrava dalla presa d'aria per l'ossigenazione, con innovativa membrana di budello equino, il felino si adagiò sulla levigata calotta del congegno per farsi una bella ronfata, con l'esiziale risultato di ostruire completamente la suddetta presa d'aria e impedire l'opportuna e indispensabile ossigenazione. Pomponio morì asfissiato in breve tempo, a nulla valsero i suoi richiami disperati: il Pneumo Guanciale garantiva una perfetta insonorizzazione.
La tenera Eufrosina dormiva profondamente godendosi beatamente la prima (e ultima) notte silenziosa del suo matrimonio, ignara della tragedia che andava consumandosi sul suo stesso letto.
Il signor Eustachio visse per altri cinque anni, morì sbranato da un cane randagio.

mercoledì 5 maggio 2010

LUCIGNOLO ZERO IN CONDOTTA


Com’è noto Carlo Collodi fu anche autore di fortunati libri didattici, ebbe quindi modo di conoscere il mondo della scuola e di frequentare gli istituti del Regno. Fu forse così che potè incontrare l’alunno più scarso di quegli anni, tale Romeo detto Lucignolo: indisciplinato e fannullone, era senz’altro il peggior amico che uno scolaro diligente potesse mai trovare. Lucignolo ha avuto però almeno il merito d’ispirare la figura dell’omonimo monello nel libro che Collodi meditava di scrivere. Il Collodi fu così colpito dalla particolare indole e dai risultati scolastici di questo studente, a suo modo modello, che ne conservò per tutta la vita l’incredibile pagella.

Nda: la pagella, straordinario documento della fucina creativa del grande toscano, è conservata presso la Biblioteca dell’Archivo del Centro di Documentazione del Museo dell’Istituto di Ricerca della Fondazione Collodi.

Estratto da Pinocchio e la Verità della Scienza di Ingeborg Tänte & Gonçalo Ramone